maggio 1, 2012

Agricantus: lamenti touareg sulle rive mediterranee.

È  immaginifica la musica degli Agricantus. Disegna scenari, paesaggi. Evoca stati d’animo. Proietta visioni… Rosie Wiederkehr, la cantante svizzera che si esprime in tutte le lingue del mondo, usa i vocalizzi laceranti delle donne Touareg. È una musica senza tempo. È il lamento delle donne berbere, il suono delle tribù nordafricane, è il canto dei touareg e della loro passionalità. Un’unica canzone, struggente e malinconica quanto un’Isola non trovata, quanto può essere il rimpianto, quanto sa essere un nodo di lacrime che non si scioglie. Musica forte che alterna ombre a sprazzi di luce, toni assolatissimi a echi bui, intimi, profondi. Affresci siciliani che odorano di polvere, di Maghreb e di Mediterraneo. È possibile irrigare il deserto con una canzone? Combattere la siccità a suon di musica? Estinguere la sete con un videoclip? Queste domande Tonj Acquaviva deve essersele poste diverse volte prima di trovare la risposta. Da molti anni infatti il leader degli Agricantus, forse il più famoso gruppo di world music italiano, è riuscito a tradurre la sua anima di viaggiatore e l’amore per l’Africa subsahariana in progetti musicali. I suoi lavori vivono della contaminazioni fra strumenti etnici ed elettronica, parlano le lingue e i dialetti portati dal vento del deserto. Quando questo avviene, il risultato che si ha è molto più che un genere o un progetto musicale: è una missione. È proprio questo gruppo, il cui nome significa “canto del campo di grano”, a possedere l’indole forte di chi vuole riscoprire e far risuonare ancora i motivi e le atmosfere delle musiche etniche che tanto caratterizzano il Mediterraneo e le differenti culture dei suoi popoli. Da quasi vent’anni, infatti, gli Agricantus creano con grande successo un sound nel quale la tradizione incontra le sonorità d’avanguardia per dare vita a un genere che abbraccia tante etichette senza mai “trovare” la propria. Gli album che ho incontrato “percorrendo” la loro carriera miscelano realtà sonore che partendo dai vocalizzi siciliani muovono verso motivi orientali, passando per melodie ipnotiche. … Senza dimenticare tra l’altro, l’uso di testi in spagnolo, francese, tedesco, inglese e latino. Un agglomerato multiculturale, un melting point, un impasto che ci ricorda le nostre radici e che non può che affascinare con le sue mille forme. Felice 1° Maggio a a tutti voi.

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